Quarta classe

Il progetto di quest'anno, per il quale abbiamo cercato insieme ai bambini il titolo evocativo di "Crescendo... Diminuendo", rivolge tutta la sua attenzione al processo della loro crescita individuale e sociale, partendo proprio da una comune consapevolezza e volontà di arrivare alla rimozione, o diminuzione appunto, di tutti gli ostacoli che, sia riguardo l'acquisizione di comportamenti adeguati all'ambiente scolastico che di competenze disciplinari, giocando con una sorta di parafrasi del dettato costituzionale e di paragone tra i compiti della Repubblica Italiana e quelli dell'istruzione pubblica, potrebbero impedire il pieno sviluppo della persona e la partecipazione attiva alla vita della scuola e alla costruzione del proprio curricolo.
In sintonia con le tematiche del progetto culturale del plesso della scuola primaria Danilo Dolci di Cenaia e con le riflessioni e gli stimoli scaturiti dal convegno nazionale delle Scuole Senza Zaino svoltosi a Bari dal 9 al 11 ottobre 2015, l' Ascolto, il Silenzio e la Bellezza costituiscono la struttura portante per la realizzazione di percorsi metodologici atti a riscoprire/ valorizzare/ incrementare, in breve, progettare insieme tempi e modi dell’attività d’aula e del lavoro quotidiano.
Ad ogni obiettivo/competenza/capacità positiva da raggiungere (il crescendo...) corrisponde, in modo trasparente e consapevole, l'individuazione e il superamento di un limite/difficoltà/elemento frenante diseducativo (il diminuendo...). E, dato che l'apprendimento passa prima di tutto attraverso l'attenzione e la concentrazione, il "crescendo" riguarda in forma prioritaria tutte quelle situazioni atte a favorire il “saper ascoltare” e per far ciò non si può prescindere dal diritto dei bambini ad “essere ascoltati”.
La scuola infatti non ha solo il compito di fornire conoscenze e sviluppare competenze, ma sempre più quello di organizzare e potenziare i diversi bagagli culturali che i bambini già hanno; mentre il ruolo dei docenti è quello di valorizzare ciò che ognuno porta (valore dell'unicità) e di arrivare poi a condividere con gli altri (cooperazione) per costruire un “nuovo” che sia di tutta la classe.
Il "diminuendo" del pensiero egocentrico per lasciar spazio e costruire insieme qualcosa di nuovo, costituisce il passaggio dal mio al nostro, laddove riconosciamo compito primario del nostro fare scuola, la costruzione di un “nostro”, partendo da ciò che i singoli bambini portano. E condizione necessaria a questo passaggio è lo stato di attenzione e di ascolto fondamentale per proporre qualcosa di nuovo! Se io non ascolto, continuerò a proporre il "mio", la mia posizione, le mie condizioni, ... mentre invece da una fase di passività è necessario passare alla fase attiva che ascolto e attenzione costituiscono.
La capacità di ascoltare (per bambini, ma anche per gli adulti) sta alla base del modo in cui si organizza e gestisce la classe. Ed essendo la gestione un concetto legato a forme di insegnamento e apprendimento attive, partecipate e meno direttive, l'obiettivo è predisporre all'apprendimento e lavorare con il gruppo classe sfruttandone tutto il potenziale. E' necessario riconoscimento, rispetto e accettazione di ogni singolo componente del gruppo classe: creare spazi per il colloquio e il confronto individuale (magari durante i momenti meno strutturati della giornata) così da coltivare il rapporto con ognuno di loro, soprattutto con chi fa più fatica.
Poi curare la motivazione: creare aspettativa, proporre un contenuto in forma accattivante (utilizzando diversi canali comunicativi, materiali o strumenti), evidenziare il diretto legame fra teoria e pratica, definire con chiarezza per ogni attività proposta sia obiettivi che ricompense.
Tutto ciò che riguarda l'"I CARE" del progetto pedagogico del nostro istituto può e deve ricordare/stimolare/confermare che un sorriso e il guardarsi negli occhi (per esempio nel momento del "buongiorno") sono fra i più forti indici di interesse che possiamo utilizzare in classe; il messaggio che si comunica attraverso questi segnali così semplici è proprio "Sono interessato a te, sei importante per me, sei degno della mia considerazione e attenzione". E ancora:

• usare un tono di voce non troppo alto, che obbliga il gruppo classe ad abbassare di conseguenza il proprio per poter seguire quanto viene detto; per attirare l'attenzione e per chiedere maggior silenzio è preferibile utilizzare alcuni segnali concordati, provando (e magari riuscendo a non usare troppo la voce);

• curare l’ordine nello spazio fisico e riconoscere il valore simbolico degli spazi usando la scala dei livelli nell'uso della voce (in casa, in giardino si può parlare ad alta voce, in classe, a teatro, nei negozi non si può gridare, ecc.);

• spostarsi tra i tavoli utilizzando la prossimità fisica con gli alunni in difficoltà, come segno di supporto, o con quelli che mostrano primi segnali di disinteresse o comportamenti disturbanti, come segnale di contenimento;

• suddividere chiaramente e strutturare la giornata in fasi di lavoro distinte per contenuto (o anche solo per materia), ma anche per natura (lavoro di gruppo, individuale, tempo della spiegazione, ecc).

E poi nelle attività:

• incoraggiare all’apprendimento mnemonico (tabelline, formule, testi, poesie a memoria) perché per imparare a memoria occorre focalizzare l’attenzione;

• avviare all'ascolto di brani musicali e al canto corale (un po' ogni mattina prima di iniziare) perché permettono di acquisire una “disciplina del tempo” e affinano l’orologio interno che regola tutte le funzioni psichiche, compresa quindi l’attenzione;

• incoraggiare alle arti figurative, al disegno, all’uso dei colori, alla composizione di mosaici e all’uso del collage perché si sviluppa la cura estetica, la pazienza e di nuovo l'attenzione;

• favorire giochi che insegnano l'attesa, l'immobilità (gli scacchi del Laboratorio, ma non solo, sono l’ideale);

A fine lezione o in altri momenti, trovare il modo di farsi spiegare le cose (non semplicemente ripetere) che sono state insegnate, quasi invertendo i ruoli (il modo migliore per imparare qualcosa è insegnarla), o chiedere ai bambini di insegnare o ripetere gli argomenti ai compagni, anche di altre classi (le miniconferenze).
Ma anche chiedere spesso ai bambini di raccontare quello che è successo, quello che hanno fatto, le cose che hanno visto. Perché raccontare è un modo per imparare a mantenere l’attenzione su un filo logico.
Se poi si vuole tener desta l’attenzione occorre puntare sul racconto (come sulla lettura ad alta voce dell'insegnante) di storie e sulle narrazioni; qualsiasi materia esposta in forma narrativa viene ascoltata e ricordata meglio.
E ricordarsi di collegare il più spesso possibile ciò di cui si parla, a situazioni che riguardano o interessano direttamente l’età dei nostri bambini: la loro attenzione si accende quando si parla del loro mondo, di un loro coetaneo, di un coetaneo che loro conoscono, di loro stessi. Puntare molto sulla relazione, prima che sul contenuto di ciò che insegniamo, ci fa guadagnare in efficacia e in efficienza. E non ultimo l’umorismo è un ottimo sistema per tenere alta l’attenzione.
A seguito di questa, lunga, ma fondamentale premessa, il lavoro programmato con e per le classi quarte, ripartito in unità didattiche, ognuna generata con l'ausilio di uno spettacolo teatrale e di una lettura scelta, mette in campo una multidisciplinarità dei saperi e delle competenze. L'intento continua a essere un guardare oltre le singole progettazioni disciplinari (Indicazioni Nazionali e Curricoli sono esaustivi e prescrittivi), per Riflettere, Redarre, Realizzare, Revisionare itinerari didattici che, come già sperimentato negli anni precedenti, producano una giustapposizione, interazione di materie con riconduzione/estrazione di un filo conduttore.
Noi insegnanti assumiamo quel ruolo di guida, che vede in crescendo... la capacità di fare domande ed il volo di idee e parole nella costruzione di mappe generatrici e in diminuendo... le risposte confezionate, le lezioni frontali e le soluzioni standardizzate in fotocopia, e che si definisce necessariamente in seguito ad una riflessione attenta e condivisa su alcune domande chiave.
Che cosa “riempie” le vite delle bambine e dei bambini? Che cosa desiderano davvero? Cosa riempie il loro immaginario? Cosa e come imparano? Di cosa parlano? Come passano il tempo? Esistono momenti di silenzio? Di ascolto? Esiste lo sforzo consapevole per creare un vuoto dove possa nascere qualcosa di stupefacente? Un silenzio dove possano nascere domande importanti, si possano ascoltare desideri, si possano immaginare possibilità di fare, di agire e di apprendere non ordinarie?
Ecco così lo scopo del nuovo viaggio ( ormai in mare aperto!): guidare i bambini a indagare ed indagarsi, dando spazio (e regole, perché ad ognuno sia garantito, in una sorta di laboratorio del pensiero e di confronto di idee possibili e impossibili) allo sviluppo delle potenzialità comunicative e cognitive attraverso un dibattito che parte dal problem solving e/o problem posing, cioè da un approccio filosofico alla questione.
Abbiamo ormai maturato un'esperienza che ci insegna come non esista un'unica soluzione giusta, ma esiste, o va sempre ricercato, un grado di attenzione profonda che permetta di leggere il contesto, di percepire emotività, pensiero e corporeità e di intravedere una possibilità e il modo di intraprenderla insieme agli altri. Ci sta che un momento dopo tutto cambi di nuovo e il gruppo prenda nuove direzioni, ma siccome non c’è soluzione, non c’è giudizio, e ci deve interessare il percorso e non il prodotto, il come e non il cosa. E’ un allenamento individuale che ha bisogno degli altri per essere praticato, di elasticità mentale per gestire l’imprevisto e di memoria, di senso di identità per non perdersi e ritrovare il filo; e così attraverso la valorizzazione della creatività e delle potenzialità di ognuno si attivano dinamiche di inclusione e di cooperazione.
Gli scenari/sfondo integratore dei quattro percorsi sviluppati e realizzati sono stati focalizzati su “parole alte”, dovere e trasgressione, sogno e realtà, bene e male, egoismo e amore, concetti di valore e livello esistenziale, affrontate/indagate/espresse con l'accezione del contrasto, con intenzionalità, per favorire la riflessione, la valutazione e la consapevolezza delle conseguenze di scelte ed azioni, nonché per far emergere i costanti collegamenti/contaminazioni/compresenze nelle diverse situazioni e esperienze tanto da favorire un approccio alla costruzione di un pensiero critico e non violento.

Il periodo dell'accoglienza e le giornate di “Piovono i libri a Cenaia” hanno visto le classi impegnate nella lettura del classico di Carlo Collodi, della filastrocca in rima baciata di Gianni Rodari, nella visione del film di Luigi Comencini, per arrivare a dicembre alla fruizione dello spettacolo teatrale scelto nella programmazione “La scuola va a teatro” della Città del teatro di Cascina. La didattica della favola di Collodi, che ci sembrava risultasse quasi pedante, è stata contaminata con umorismo e potenza ideativo creativa (“Che cosa sarebbe successo se...”), ed anche animata da contributi musicali (brani di Piovani e Bennato per i cori del mattino). Le peripezie del burattino, le caratteristiche dei personaggi e le tipologie simboliche degli animali umanizzati, i luoghi dal sapore incantato ed enigmatico ci hanno accompagnato in questa storia, frontiera magica tra sogno e realtà, per raccontare le peripezie di un processo di crescita tra avventure-disavventure iniziatiche.

Il secondo periodo di lavoro sui sogni, sui desideri e sulla forza dell’amicizia è partito con la lettura del “GGG” di Roald Dahl ed altri testi sul rapporto millenario tra uomini e giganti, con le paure notturne, e non solo, dei bambini. In febbraio, dopo la visione dello spettacolo “Il Gigante Soffia Sogni”, si sono svolte le attività laboratoriali per dare voce e spazio ai desideri dei bambini, una generazione che sembra avere tutto, ma ha ancora la capacità di desiderare, anche se a volte i desideri impauriscono , ed è più difficile usarli per orientare le nostre scelte. Comprensione approfondita di testi, produzione scritta, diari personali, ideazioni e e realizzazioni progettuali, hanno messo i bambini nella condizione di confrontarsi e valutarsi su compiti autentici, mettendo in luce le competenze trasversali acquisite, ma anche una nuova consapevolezza di potenzialità o di difficoltà e limiti da superare con diverse strategie.

Come terzo percorso abbiamo affrontato una favola sul bene e sul male, “Lilla Asmodeus” di Ulf Stark, partendo questa volta proprio dalla sua messa in scena nel “Piccolo Asmodeo”. Con ironia, ma anche con poesia, con momenti di comicità, ma anche di serio dibattito, si è cercato di rileggere lo spettacolo teatrale di marzo, provando a problematizzare senza cadere in un facile e scontato moralismo, le suggestioni e gli episodi trattati, che rimandavano alla storia di un novello Mefistofele alla ricerca del suo Faust. Abbiamo provato ad alzare il tiro, con la presunzione di cimentarci con brani di testi della levatura di Goethe e con la musica classica. Complessivamente buona è stata la risposta dei bambini difronte a stimoli culturali di qualità non consueti, rivelando anche capacità di argomentazione e correlazione che, almeno nel caso di alcune eccellenze, sono certo il risultato dei percorsi mirati allo sviluppo della creatività ed all'autonomia del pensiero critico.

L'ultima parola trattata, tappa conclusiva che racchiudeva comunque tutte le altre, è stata l'amore, in una straordinaria avventura: “La vera storia d'amore di Giacomo Candulli” di Elisa Rocchi. Il lavoro sulle emozioni, il riconoscimento/superamento di stereotipi, la ricerca per scoprire insieme i modi e le parole giuste per parlare con i bambini, cogliendo gli aspetti più profondi e sinceri del sentimento più serio del mondo, sull'amore con la A maiuscola, sono stati i contenuti delle attività pre e post visione di “ME & TE, una piccola storia d'amore.”, spettacolo di aprile. La tematica trattata con tecnica intrigante per le connessioni emotive e legate ai vissuti personali e familiari, ci ha permesso, anche attraverso un certo coinvolgimento emotivo, di riflettere sui rapporti interpersonali, relazioni e interazioni, codici comunicativi e registri adeguati. Ricollocare i ruoli e i compiti, e di conseguenza diritti e doveri, ci ha permesso di spostare l'attenzione anche sul significato della costanza e dell'impegno nel raggiungimento degli obiettivi e quindi di ripensare consapevolmente gli elementi e i contenuti dei processi di autovalutazione.

Ma “Crescendo... Diminuendo” ha riguardato anche l'opportunità che da quest'anno ci è stata offerta dal Progetto Snappet. Con il tablet in classe è cresciuta la possibilità di apprendere e/o esercitarsi in modo veloce, approfondito, individualizzato e stimolante... ed è anche diminuito in parte l'utilizzo degli schedari e, cosa non da poco, anche i tempi delle correzioni son diminuiti. Abbiamo avuto modo di preparare le lezioni e/o scegliere le esercitazioni, anche personalizzate, che ogni alunno poi svolgeva sul tablet, mentre il sistema analizzava il lavoro in tempo reale permettendo di valutare e analizzare il progresso della classe (o del singolo alunno) sia durante che dopo la lezione. Crescendo la nostra capacità e competenza nella gestione del programma, anche questo elemento d'innovazione tecnologica ci ha permesso di guadagnare in efficacia ed efficienza in quelle attività di esercitazione, di recupero e di sviluppo che finora erano supportate da schedari (autocorrettivi e non) che constano di tanto tempo e risorse (ricerche, costruzioni, plastificature...). In occasione delle imminenti vacanze estive abbiamo anche potuto utilizzare la piattaforma Snappet per i compiti a casa, attivando l'accesso dei bambini dal proprio pc o tablet a una selezione di esercitazioni scelte per loro... Con la possibilità, volendo, di un controllo da parte nostra del progresso nelle attività.

I nostri “nativi digitali” però hanno continuato anche a confrontarsi e “crescere” con gli strumenti tattili, con i metri e i goniometri, con la creta e i pennelli , con lapis e penna in mano (magari stilografica) scrivendo in “bella calligrafia” sui quaderni a righe e quadretti. E poi i libri da sfogliare, leggere, consultare, amando i contenuti e l'odore delle pagine, segnando le recensioni sul Letturometro, partecipando al Bibliogioco, rilassandosi nel salottino in compagnia di un testo bello e illustrato. Poi le attività da soli, in coppia, a gruppi, organizzate per tavoli, a rotazione o nelle postazioni/laboratori di classe. La nostra scuola è soprattutto questo.

“Se c'è qualcosa che vorremmo cambiare in un bambino,

dovremmo prima esaminarla e vedere se non è qualcosa che

faremmo meglio a cambiare in noi stessi.”

(C.G.Jung)