Prima classe

La bussola per orientarsi

“Fin dai primi anni la scuola promuove un percorso di attività nel quale ogni alunno possa assumere un ruolo attivo nel proprio apprendimento, sviluppare al meglio le inclinazioni, esprimere le curiosità, riconoscere ed intervenire sulle difficoltà, assumere sempre maggiore consapevolezza di sé, avviarsi a costruire un proprio progetto di vita.”...
“La scuola propone situazioni e contesti in cui gli alunni riflettono per capire il mondo e se stessi, diventano consapevoli che il proprio corpo è un bene di cui prendersi cura, trovano stimoli per sviluppare il pensiero analitico e critico, imparano ad imparare, coltivano la fantasia e il pensiero originale, si confrontano per ricercare significati e condividere possibili schemi di comprensione della realtà, riflettendo sul senso e le conseguenze delle proprie scelte” …
“Promuove inoltre quel primario senso di responsabilità che si traduce nel fare bene il proprio lavoro e nel portarlo a termine, nell’avere cura di sé, degli oggetti, degli ambienti che si frequentano, sia naturali sia sociali.”(Nuove Indicazioni Nazionali, DM 254/2012)
Se alla scuola viene richiesto non di applicare pedissequamente un programma didattico stabilito centralmente, ma di elaborare un proprio curricolo, cioè una proposta formativa che rispetti gli essenziali elementi di prescrittività fissati dalle Indicazioni e li contestualizzi sui bisogni rilevati e sulle reali condizioni del fare scuola, iniziando un nuovo ciclo di insegnamento-apprendimento nella scuola primaria “Danilo Dolci”, era doveroso provare a riflettere meglio sulla didattica per competenze, l'ambiente di apprendimento, la valutazione “formativa”, elementi qualificanti della proposta didattica, vista nel suo concreto svolgersi in classe, nell'ambito del Progetto Culturale dell'Istituto Comprensivo “Giovanni Mariti”. Ma nel far ciò, anche sulla base dell'esperienza maturata nell'arco di un decennio come docente in una scuola che applica il modello Senza Zaino e come referente della “Partecipazione attiva degli alunni e delle alunne alla vita della scuola”, era altresì importante revisionare questioni di (s)fondo: l'attenzione alle persone, l'approccio interculturale, la dimensione dell'inclusione, la costruzione della cittadinanza.
Dunque, affrontando un nuovo viaggio nel mare del primo livello della catena dell'istruzione obbligatoria, nell’ottica di favorire lo “star bene a scuola” e ottenere il coinvolgimento più ampio dei bambini e delle bambine ad un progetto educativo condiviso, era, ed è sempre, necessario definire proposte in costante relazione con i loro bisogni fondamentali e desideri, dedicando una particolare cura alla formazione della classe, alla promozione dei legami cooperativi, alla gestione-soluzione delle criticità del processo di socializzazione.
L'obiettivo è l'arricchimento culturale e concettuale e, in primo luogo, lo sviluppo delle abilità specifiche della comprensione, dell'analisi, della soluzione dei problemi, della valutazione critica delle situazioni. Nello stesso tempo, lavorando alla trasformazione della classe in "comunità di ricerca", si favorisce lo sviluppo in senso democratico della dinamica di gruppo e, quindi, si orienta in senso positivo lo sviluppo socio-affettivo.
Il percorso curricolare ha carattere interdisciplinare e comprende l’ascolto e la comunicazione, la sperimentazione e la ricerca, il suono e la ritmica, il colore e l’estetica, considerando di pari livello gli obiettivi del Fare, Sperimentare e Costruire e l’Ascoltare, Parlare e Scrivere. Ed ogni aspetto della vita scolastica, dalla scelta e programmazione delle attività all’organizzazione degli spazi, mira a stimolare la costruzione di un ambiente idoneo a promuovere apprendimenti significativi ed a garantire il successo scolastico.

La rotta per partire

L'obiettivo del lavoro mira innanzitutto a collocare il bambino che impara al centro del processo di apprendimento e della graduale costruzione attiva del sapere quindi, specialmente in questa fascia di età, è necessario seguire gli alunni e le alunne in modo particolare dal punto di vista pedagogico e didattico.
Ecco l’importanza del “tempo dell’accoglienza”, che permette loro di conoscere la nuova organizzazione scolastica e di avere i primi approcci con i nuovi compagni e con gli insegnanti.
Poi il “tempo dell’adattamento” a nuove modalità di relazione, ai diversi ritmi scolastici, alle necessità dell’apprendimento tecnico della lettura e della scrittura, alle esperienze collettive, alle conoscenze,...
Infine c’è un tempo, che però contiene tutti gli altri, che è il “tempo della costruzione del gruppo-classe”, in cui si impara a stare insieme, condividere, collaborare e cooperare, e a confrontarsi secondo le regole che ci siamo dati democraticamente.
Questo è nel primo anno “un luogo” fondamentale da seguire con attenzione, il luogo in cui si attivano le relazioni tra bambini, ma anche con gli adulti diversi dai genitori, iniziando a sperimentare ciò che sarà nel futuro, la società.
Per organizzare il contesto educativo, mirato a sostenere i processi di autonomia e di metacognizione dei bambini, la progettazione utilizza uno “sfondo integratore”. Ciò inteso sul duplice fronte di costruire situazioni di condivisione di significati fra bambini e fra gruppo di bambini ed insegnanti (e/o genitori), e di proiettare la situazione problematica su di uno sfondo metaforico che ripropone gli elementi del problema, ma introduce nuovi elementi che consentono al bambino (e al gruppo classe) di ristrutturare la situazione problematica e di farla evolvere.
Lo sfondo integratore scelto in prima classe è stato “La fiaba”, strumento privilegiato di educazione ad una cittadinanza attiva, responsabile, solidale. In tutte le fiabe vi sono eroi, amori, perdite, paure, riconquiste, che legano le situazioni dei bambini di tutto il mondo ed il loro immaginario. "Le fiabe sono alleate dell'utopia, non della conservazione. E perciò noi le difendiamo: perché crediamo nel valore educativo dell'utopia, passaggio obbligato dall'accettazione passiva del mondo alla capacità di criticarlo, all'impegno per trasformarlo" (Gianni Rodari). Attraverso le fiabe il bambino trova un significato alle proprie azioni, assume atteggiamenti ottimistici nei confronti dell'esperienza, si educa allo stupore ed alla meraviglia, ad un linguaggio creativo e fantastico, recuperando il valore del simbolo. Con la fiaba il bambino è educato all'ascolto di narrazioni inserite in un patrimonio culturale diverso, che utilizza codici comunicativi diversi. La fiaba promuove nel bambino lo spirito collaborativo e crea punti di incontro, partendo da situazioni diverse: importante è lavorare non sui "bisogni" di chi è diverso, ma sulle sue energie migliori.
In effetti anche a scuola, troppo spesso, siamo abituati ad occuparci dei bambini diversi, usando sempre accezioni al negativo, invece dobbiamo invertire la prospettiva, facendo diventare colui che è “straniero” (il diverso, l'altro da me,...) una risorsa per la collettività. Ed allora… i fili delle fiabe possono favorire uno sviluppo sostenibile e creare le condizioni per una cittadinanza attiva, responsabile e solidale.

Dal punto di vista metodologico, con la consulenza del filosofo Luca Mori, è iniziato il percorso di ricerca-azione “Favolosofia”, un progetto che stimola a fare domande più che a trovare risposte, un lavoro propedeutico o alternativa agli esperimenti mentali, per esercitare le capacità di vedere/osservare, riflettere/argomentare e... scegliere in “libertà”, insomma imparare a gestire nelle attività con i bambini (e non solo) il pensiero complesso.

Si confrontano i processi di problem solving, attivabili in due modi differenti, e il modo in cui i bambini reagiscono (maggiori o minori gradi di libertà nella discussione, maggiore o minore coinvolgimento, maggiore o minore capacità/volontà di approfondire,...). solving quindi, ma anche problem posing, e cioè capacità di formulare in autonomia problemi o di coglierne altri non visti, non già enunciati, facendo ipotesi su cosa potrebbe accadere se “non ci fosse” qualcosa che c’è, se “ci fosse” qualcosa che non c’è, su altre relazioni o combinazioni inedite tra ciò che c’è e ciò che non c’è...

Per quanto concerne il percorso relativo al processo di formazione dei bambini abbiamo optato per una non-separazione disciplinare netta e per una progettazione condivisa di attività ludico-operative per l’acquisizione della strumentalità di base del leggere e dello scrivere e delle categorie spazio-temporali, l’elaborazione dei primi strumenti matematici, la sperimentazione di semplici indagini scientifiche all'interno di percorsi interdisciplinari riconducibili a:

  • l'avvicinamento diretto a problematiche fondamentali della vita come la LIBERTA' (possibilità di scelta e creatività), la PAURA (controllo dell'errore e autostima), la DIVERSITA' (superamento degli stereotipi/pregiudizi e pari opportunità);

  • la riflessione aperta sulle testimonianze che i bambini e le bambine danno dei cambiamenti intorno a loro e di loro stessi, di quanti ne possono decidere, scongiurare o progettare;

  • l'educazione ai diritti, interiorizzazione della serie di principi e valori che saranno da guida per agire presente e futuro e stimolo per la responsabilizzazione nei confronti dei diritti degli altri;

  • la mediazione del linguaggio teatrale, in cui convivono elementi fondamentali come il rapporto tra emozioni e ragione, la realtà e l'immaginario, il divertimento e la riflessione, l'individualità e la socialità.

Dal Diario di bordo

Cenaia. Scuola Primaria “Danilo Dolci”, ore 16,30.

L'insegnante si dirige verso l'uscita con i bambini in fila e, come di consuetudine in classe Prima, li consegna personalmente ai loro genitori “in trepida attesa”.

Una mamma accoglie il figlio a braccia aperte e, guardando la maestra, chiede:

- E come sei stato oggi, eh?

Il bambino sprofonda nell'abbraccio, ma lo sguardo è ancora rivolto ai compagni, che uno ad uno prendono direzioni diverse, poi con un grande sorriso, risponde tranquillamente:

- Bene!

"Una prova della correttezza della procedura educativa è
la felicità del bambino."
(M. Montessori).